Quando vengono alla luce gravi crimini, dalla Shoah nella Germania nazista, alla pedofilia all’interno della Chiesa cattolica, dal cannibalismo dei mutui subprime allo scandalo Enrron, o drammi personali quali l’adulterio, la domanda che ci si pone è sempre la stessa: come è stato possibile non accorgersi di nulla?
La risposta è sempre la stessa: la cecità volontaria, ovvero la nostra innata attitudine a chiudere gli occhi di fronte a verità che sono dolorose, troppo paurose o rischiose da affrontare.
In questo saggio Margaret Heffernan, ex producer alla BBC e CEO in diverse aziende multimedia, analizza in modo approfondito questo fenomeno, al quale tutti noi soccombiamo. Inizialmente la cecità volontaria sembra innocua ed efficiente: ci aiuta nelle relazioni sociali quando facciamo finta di non vedere la macchia sulla cravatta del capo, l’acne della fidanzata, quando ignorare le differenze politiche può mantenere la calma in ufficio.
Ma questo meccanismo che ci rende ciechi di fronte al mondo diventa pericoloso alla lunga, perché ci abituiamo a usarlo per negare delle verità scomode, che invece richiedono ed esigono riconoscimento, dibattito, azione e cambiamento.
Molti, forse addirittura la maggior parte dei più grandi crimini, sono stati compiuti non al buio, nascosti, dove nessuno poteva vederli, ma in bella vista, al cospetto di così tante persone che semplicemente hanno scelto di non vedere e di non domandare.
Quali sono le forze che si attivano per farci negare le minacce che ci si presentano dinnanzi agli occhi?
Perché dopo un grande fallimento o una calamità, ci sono sempre voci che dicono di aver visto il pericolo, di aver avvisato del rischio, ma i loro avvertimenti sono rimasti inascoltati?
La Heffernan illustra, partendo dalle neuroscienze e tramite interessanti riferimenti sociali, economici e politici e interviste ad artefici e “Cassandre”, varie manifestazioni di cecità volontaria sia a livello individuale, sia a livello collettivo, nel lavoro, nelle corporazioni, nelle ideologie, mettendo in rilievo come la cecità volontaria sia così pervasiva in ogni ambito. Ecco quindi spiegato il perché di atteggiamenti e prassi comuni anche in ambito lavorativo, che sono universalmente accettate nonostante abbiano portato e continuino a portare conseguenze negative: la tendenza a selezionare team omogenei e uniformi, gli effetti negativi del super-lavoro, la trappola dello status quo, la preferenza delle organizzazioni per gli “yes men”, il mito della cultura aziendale, il culto del profitto e della competitività, i danni dell’outsourcing.
Ma il fatto che la cecità volontaria sia così diffusa non significa però che sia inevitabile.
Consci di come opera, possiamo essere più sensibili ad essa e determinati a stare in guardia; dobbiamo avere il coraggio di guardare, la fiera determinazione di vedere. Il coraggio di guardare rivela la verità centrale della cecità volontaria: possiamo credere di essere maggiormente al sicuro restando ciechi, ma in realtà siamo più vulnerabili e deboli. Quando affrontiamo i fatti e le paure, raggiungiamo il vero potere e liberiamo la nostra capacità di cambiare.
Un libro a mio parere estremamente interessante e attuale, che offre vari spunti di riflessione proprio in un momento in cui il conformismo e la resistenza al cambiamento sono purtroppo molto diffusi a tutti i livelli e non solo nell’ambito lavorativo.
Margaret Heffernann – WILLFUL BLINDNESS – Why we ignore the obvious a tour peril.
Doubleday Canada, 2011.